Sento spesso dire dai miei pazienti: per adesso sto bene, la prossima seduta la salto…
Il nostro modo occidentale di agire riguardo ai problemi e alla salute è proprio questo: se sto bene, non mi prendo cura di me stesso, mangio male, vivo di eccessi (sforzi, stress, vizi).
Quando qualcosa in questo equilibrio si rompe, allora compare il sintomo e a quel punto diventa un problema di cui occuparsi.
Il primo approccio osteopatico è quello aggressivo cercando di spegnere il sintomo con i farmaci. Se funziona, continuo nella mia giostra di vita finche poi non si ripresenta, ma se invece non riesco a quietare il sintomo, inizio a cercare nuove strategie (osteopatia, fisioterapia, attività fisica, test delle intolleranze, nutrizionista).
Infatti, senza la costanza in un sostanziale cambiamento, le problematiche torneranno a galla.
CAMBIAMENTO
Le funzioni e dei sistemi del corpo umano sono in continuo cambiamento, la dinamica della vita quotidiana, lo stress di ogni giorno, la ricerca del miglioramento.
Nell’ottica del voler raggiungere un obiettivo di crescita personale è consigliato non fermarsi alla semplice ricerca del “non dolore”, ma perseverare verso un continuo miglioramento e lavoro su se stessi, non solo con la terapia osteopatica (riavvicinarsi alla natura, attività fisica, meditazione)
LA POSTURA
L’atteggiamento abituale di una persona, determinato dalla contrazione di gruppi di muscoli scheletrici che si oppongono alla gravità e dal modo con il quale l’individuo comunica con l’ambiente esterno. La p. è l’adattamento personalizzato di ogni individuo all’ambiente fisico, psichico ed emozionale (Treccani.it)
I rapporti tra le alterazioni della postura e alcune patologie dolorose derivano da il disequilibrio di alcuni recettori del corpo che segnalano al sistema nervoso centrale un problema e quello che ne deriva è il dolore.
Possono intervenire anche diversi fattori psicologici o emotivi che nel tempo, sono in grado di innescare dei riflessi che si consolidano nell’engramma dell’individuo e possono portare a modifiche posturali non efficienti. Col passare del tempo e il perpetrarsi di questi stimoli, iniziano a comparire disagi, dolori e per ultimo patologie, come per esempio l’artrosi o le meniscopatie, causate appunto da sovraccarichi che determinano una degenerazione.
IL DOLORE
Secondo la definizione ufficiale della IASP (International Association for the Study of Pain), il dolore è «un’esperienza emozionale e sensoriale spiacevole associata a un danno tissutale acuto o potenziale».
La valutazione del dolore è la base per capire le sue origini e poter interagire con il sistema corpo, stimolandolo e supportandolo nella ricerca di un migliore equilibrio fisico, psichico ed emozionale dove il dolore non ha ragione di esistere.
I recettori posturali più importanti si trovano nella pelle, nell’occhio, nell’orecchio e nel vestibolo, nel piede, nella mandibola.
I RECETTORI
Esistono diversi recettori posturali, alcuni con funzione esterocettiva e altri con funzione propriocettiva; il loro compito è quello di inviare informazioni al Sistema Nervoso Centrale che una volta elaborate, indurrà una risposta posturale. Questo da vita a continue modificazioni dello stato tensionale delle catene cinetiche muscolari.
ESTEROCETTORI
Orecchio interno: si chiama apparato Vestibolare e comprende un sistema di canali semicircolari e un sistema otolitico. I canali semicircolari hanno un liquido all’interno che si sposta quando muoviamo la testa segnalando il movimento e sono sensibili alle accelerazioni angolari, cioè quando ruotiamo la testa. Gli otoliti invece (sassolini nell’orecchio), sono situati nel sacculo e utricolo e prendono parte alla regolazione del sistema posturale fine.
Occhio: attraverso la retina e la visione centrale le informazioni arrivano al sistema tonico-posturale.
Piede: l’esterocettore plantare permette di porre in relazione la massa corporea e l’ambiente, grazie alle pressioni esercitate sulla superficie cutanea plantare.
RECETTORI PROPRIOCETTIVI
Fuso neuromuscolare: misura la variazione di lunghezza di un muscolo nel tempo (velocità con la quale un muscolo si allunga e si accorcia durante la fase di contrazione).
Organo tendineo del Golgi: situato in corrispondenza della giunzione muscolo-tendinea, è sensibile alle variazioni di tensione. Il suo compito è preservare l’integrità del tendine.
Recettori vestibolari: sono le cellule ciliate vestibolari; le ritroviamo nei canali semi circolari, nell’utricolo e nel sacculo (orecchio interno).
Corpuscolo di Ruffini: si ritrova a livello cutaneo e delle capsule articolari, è sensibile a stimoli pressori e tattili prolungati e intensi.
Corpuscolo di Pacini: a livello cutaneo profondo e sensibile alle vibrazioni.
Che cos’è la Terapia di Mantenimento?
Dopo il ciclo osteopatico (3/4 sedute a distanza di 7 giorni), che si esegue per un dolore acuto, si prosegue con una fase di Mantenimento.
N.B.: In casi particolari le prime sedute di osteopatia possono dover essere eseguite in tempi più ravvicinati.
La fase di mantenimento può essere vista come una fase di prevenzione ed è composta da sedute periodiche (1 al mese, ogni 2/3). La frequenza è molto soggettiva in quanto dipende da molti fattori quali l’età, lo sport, lo stile di vite, il tipo di patologie.
L’obiettivo della terapia osteopatica di mantenimento è quello di preservare il corpo, la mente e lo spirito da sovraccarichi non necessari che nel tempo portano ad un deterioramento più veloce. Siamo tutti destinati ad invecchiare, ma sta ad ognuno di noi decidere in che modo farlo.